di Mariacristina Maccarinelli per la rivista Espoarte #105
L’arte di Armida Gandini nasce da una riflessione profonda sul significato di identità. Inizia così una personale ed intima ricerca del sé che poi si dirama nel confronto e nel dialogo con l’esterno, verso altro da sé, verso chi è vicino e chi è lontano, assumendo un valore di universalità intrinseca. L’artista bresciana, partendo dall’esperienza del suo vissuto, indaga temi a lei cari e, attraverso il filtro del suo sguardo, invita all’ascolto di racconti fiabeschi, accompagnando lo spettatore nel suo mondo, nel tentativo delicato e sussurrato di conoscere e capire il mistero della vita. Si potrebbe parlare di capitoli dedicati al concetto di: identità come viaggio nel proprio passato, nei ricordi, nelle immagini della memoria, senza alcuna nostalgia, col fine ultimo di comprendere il presente nel profondo; presenza come affermazione potente e simbolica del “singolo nel mondo” ma anche come “uomo tra gli uomini” o al contrario come “non-presenza”; relazioni e legami che partecipano e segnano le vite di ognuno di noi: affetti, amicizie, amori, abbandoni, lontananze, anche grazie alle quali si manifesta l’unicità dell’individuo.
La sua poetica è caratterizzata da una significativa capacità progettuale: la capacità di cogliere il sottile senso delle cose, di svilupparlo attraverso il pensiero e la ricerca, per poi esplicitarlo nelle sue opere spaziando oltre l’arte attraverso il cinema, la letteratura, l’architettura (elementi che sono presenti e ben leggibili al fruitore).
Armida utilizza la fotografia, il collage e l’intaglio, in altri casi preferisce il video, l’installazione, la scultura, non di rado i suoi lavori sono l’unione di questi elementi. La curiosità, l’attenzione al particolare, l’amore per la conoscenza, la devozione alla sua arte fanno di Armida Gandini un’artista capace di coniugare l’immediatezza tipica della bellezza di una poesia al rigoroso approccio di una ricerca scientifica volta a svelare la vera essenza. Il suo percorso artistico testimonia la forza evocativa e comunicativa dell’arte contemporanea.
Testo di MariaCristina Maccarinelli per la rivista Espoarte, Trimestre N. 2 2019