Armida Gandini + Enrico De Pascale
Il progetto prevede una collaborazione tra il lavoro di un’artista e quello di un critico, per l’occasione nella veste di autore e non di curatore.
“Pensando ad un’idea di allestimento nello spazio Casa dei Palazzi in Piazza del Foro, un palazzo del XVI secolo caratterizzato da una struttura ben definita, nasce immediata la convinzione che il motivo ispiratore del progetto possa essere il luogo stesso che ospiterà l’operazione. Il primo piano del palazzo si contraddistingue per una planimetria labirintica costruita attraverso una serie di stanze comunicanti in senso sia circolare che trasversale, per cui, percorrendole, è possibile ritornare nel punto di partenza senza invertire la direzione di marcia. Questa particolare conformazione degli spazi mi ha suggerito l’idea di lavorare sui passaggi delle soglie tra una stanza e l’altra, creando degli impedimenti \ ostacoli che costringano lo spettatore o a cambiare tragitto o a superare la barriera costituita da muretti di mattoni di diversa altezza. Negli spazi delle sale saranno presenti alcuni elementi domestici (Simulacri), che teoricamente potrebbero supportare lo spettatore ad aggirare l’installazione dei blocchi, ma che in realtà sono degli oggetti mutilati incapaci di assolvere la loro funzione. L’altezza diversa delle barriere permette comunque di ingegnarsi nel tentativo di superarle o di raggiungere la sala mediante un cambiamento di traiettoria (questo è consentito dal fatto che varie sale hanno più ingressi e quindi la possibilità di accesso non è sempre negata).” A. G.
Una serie di immagini fotografiche completeranno l’allestimento: le fotografie illustrano alcune situazioni di interruzione fisica di un percorso \ azione, attraverso la stratificazione di disegni e riprese di figure femminili collocate in un limbo bianco: le protagoniste si troveranno la strada bloccata da cancelli, muri, lamiere, reti e ciò le costringerà ad attivare la mente per trovare una strategia di superamento dell’ostacolo.
Intervento di Enrico De Pascale per Libera uscita
Enrico De Pascale per Armida Gandini
1. I due re e i due labirinti
J.L. Borges
“Narrano gli uomini di fede (ma Allah ne sa di più) che nei tempi antichi ci fu un re delle isole di Babilonia che riunì i suoi architetti e i suoi maghi e comandò loro di costruire un labirinto tanto complesso e arduo che gli uomini prudenti non si avventuravano ad entrarvi, e chi vi entrava vi si perdeva.
Quella costruzione era uno scandalo, perchè la confusione e la meraviglia sono operazioni proprie di Dio e non degli uomini.
Passando il tempo, venne alla sua corte un re degli arabi, e il re di Babilonia (per burlarsi della semplicità del suo ospite) lo fece penetrare nel labirinto, dove vagò offeso e confuso fino al crepuscolo.
Allora implorò il soccorso divino e trovò la porta.
Le sue labbra non proferirono alcun lamento, ma disse al re di Babilonia ch’egli in Arabia aveva un labirinto migliore e che, a Dio piacendo, gliel’avrebbe fatto conoscere un giorno.
Poi fece ritorno in Arabia, riunì i suoi capitani e guerrieri e devastò il regno di Babilonia con sì buona fortuna che rase al suolo i suoi castelli, sgominò i suoi uomini e fece prigioniero lo stesso re. Lo legò su un veloce cammello e lo portò nel deserto. Andarono tre giorni, e gli disse: “Oh, re del tempo e sostanza e cifra del secolo!
In Babilonia mi volesti perdere in un labirinto di bronzo con molte scale, porte e muri; ora l’Onnipotente ha voluto ch’io ti mostrassi il mio dove non ci sono scale da salire, ne’ porte da forzare, ne’ faticosi corridoi da percorrere, ne’ muri che ti vietano il passo.”
Poi gli sciolse i legami e lo abbandonò in mezzo al deserto, dove quegli morì di fame e di sete.
La gloria sia con Colui che non muore.”
2. La sfida al labirinto
“Quel che la letteratura può fare è definire l’atteggiamento migliore per trovare la via d’uscita, anche se questa via d’uscita non sarà altro che il passaggio da un labirinto all’altro. È la sfida al labirinto che vogliamo salvare, è una letteratura della sfida al labirinto che vogliamo enucleare e distinguere dalla letteratura della resa al labirinto”.
Italo Calvino, La sfida al labirinto, “Il Menabò” n. 5, luglio 1962
3. Le città invisibili
“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. “
Italo Calvino, Le città invisibili, 1972
4. M. Elisabetta Callioni per Enrico De Pascale: due ricami a mezzopunto d’après Piet Mondrian
–Composition in Lines, 1917, Rijksmuseum Kröller-Müller, Otterlo
-Composition in color B, 1917, Rijksmuseum Kröller-Müller, Otterlo