Progetto di didattica dell’arte contemporanea di Armida Gandini – Assistente Giovanni Mantovani
Il laboratorio è rivolto a bambini di V° elementare e pazienti del reparto dell’ospedale psichiatrico di Città Sant’Angelo
L’amore rigenera, il disamore uccide… Il progetto Il gioco della torre si sviluppa intorno all’idea di relazione: relazione tra le persone, tra i luoghi (intesi come contesti diversi), tra persone di diverse generazioni. Relazione quindi come dialogo, gesto di apertura al mondo, piccolo tentativo di superare i confini della torre, qui intesa come metafora di uno spazio claustrofobico fisico, ma soprattutto mentale. All’interno della torre ci sono dei corpi che vibrano, si accendono, si bloccano dentro le loro emozioni o le loro ossessioni; forse si aspettano un dono, forse l’hanno aspettato e non è mai arrivato. Da qui nasce il piccolo tentativo dei bambini di far passare attraverso i muri spessi della torre la loro energia, espressa visivamente mediante la costruzione di metri e metri di trecce rosse, come prolungamento del loro corpo (vedi la fiaba di Raperonzolo), un modo per toccare, smuovere, provocare una risposta, per donare la loro amicizia e la loro comprensione. Accanto alla torre reale dell’edificio dell’ospedale i bambini costruiranno con le costruzioni lego una torre simbolica, un cuore rosso che pulsa e che manda messaggi (attraverso disegni o frasi scritte su fogli che verranno piegati a formare delle barchette).
Museo Laboratorio di Città Sant’Angelo (Pe) – Direttore Enzo De Leonibus