di Maria Cristina Maccarinelli per Espoarte.net, 10 novembre 2018
La mostra Gustose e Dolcissime di Armida Gandini (1968) si sviluppa in quattro spazi che ospitano altrettanti lavori, alcuni dei quali realizzati site specific.
Ad accogliere lo spettatore nel primo spazio della galleria è situato il video Pulses (vincitore del prestigioso Premio “Paolo VI” edizione 2018) e a completamento dell’opera, posizionate nella cornice naturale della decorazione pavimentale, le Gustose e Dolcissime lacrime di vetro di Murano.
Pulses, 2016, video, b\n, silence, loop, 16\9 (frame)
Il volto della Vergine nel trittico de I Sette Sacramenti del pittore fiammingo Roger Van Der Weyden, è il protagonista assoluto, un’icona fissa e immobile per tutta la durata del video, dalla quale scendono le otto lacrime che, grazie all’intervento artistico della Gandini, diventano fonte di luce. L’artista spiega come “Il dolore di Maria si condensa nel bagliore di ogni goccia di pianto, unica nota espressionista in una rappresentazione statica e contemplativa.”
Pure, cristalline e colme di significato sono le lacrime sculture che, sebbene simbolicamente rappresentino il pianto e quindi qualcosa in divenire e momentaneo, qui vengono immaginate come un processo continuo e perpetuo. Ecco allora che lacrima dopo lacrima si arriva ad una sedimentazione, ad una stratificazione dalla quale prendono vita otto forme differenti. La trasparenza del vetro e i suoi riflessi ricordano la leggerezza e l’inconsistenza dell’acqua ma le grandi dimensioni e il pieno della materia trasferiscono perfettamente l’idea di un pianto perpetuato che racchiude secoli di dolore.
Entrando nella stanza laterale, dedicata a Dora Maar, l’allestimento minimale enfatizza la forza evocativa delle opere: la video installazione Adora del 2016 così come la serie di Coordinate o ancora la piccola scultura in carta Stand up raccontano, attraverso l’uso del bisturi e dell’intaglio, l’arte del togliere, dello svelare, quello che restò della modella, musa e amante di Picasso, donna bellissima e fotografa di talento che prigioniera dell’amore per il grande maestro non seppe rimarginare le ferite del suo cuore.
A stilla a stilla, chiusa in uno spazio raccolto e buio, come un scrigno per preziosi, ripropone il tema della stratificazione delle lacrime nel tempo, pensata dall’artista come “una sorta di materializzazione di gocce pietrificate in conseguenza di una caduta costante e infinita”. Il catino di marmo rosa lievemente incavato, accoglie l’acqua proveniente dalla caduta costante di una goccia ogni 30 secondi.
Infine nell’ultima sala troviamo Pagine bagnate, una grande parete di collages e disegni applicati sulle pagine del libro Antropologia della lacrima. Escursioni filosofiche e letterarie. Qui Gandini è intervenuta ritagliando in positivo o negativo, isolando particolari di sculture o architetture presi da pagine di storia dell’arte e trasferendoli in un nuovo contesto, talvolta inserendo anche forme astratte colorate. Armida Gandini attraverso questa mostra indaga il tema del pianto attraverso la lacrima, sottolineandone il valore universale in modo poetico e intimo. Le sue opere sono presenze delicate e raffinate, ma con, al loro interno una forza e una potenza evocativa capace di emozionare lo spettatore.
Armida Gandini. Gustose e dolcissime
a cura di AnnaMaria Chiara Donini
testi in catalogo di AnnaMaria Chiara Donini e Massimo Tura