Di moto infinito presenta un’evoluzione del progetto vincitore del II Premio Paolo VI per l’arte contemporanea, in cui l’artista indaga l’umano, le sue dinamiche emotive e le relazioni che instaura col mondo, attraverso una riflessione sul tema del viaggio, da intendersi sia in senso fisico-geografico, sia in chiave più esistenziale. Il progetto della mostra prevede l’installazione di opere caratterizzate da tecniche e materiali diversi, tutte finalizzate ad indagare lo spostamento come un aspetto costitutivo della condizione umana. Il punto di partenza, relativo ad un progetto del 2016, è rappresentato da una serie di silhouette che riproducono dettagli di disegni realizzati da bambini migranti, trasferiti in un materiale strettamente legato alla cultura mediorientale: il tappeto. Per l’occasione della mostra presso il Museo, estende il suo interesse ad opere della Collezione che indagano il soggetto dell’Esodo nel Vecchio e Nuovo Testamento, procedendo attraverso elementi ricorrenti della sua poetica tra cui la sagoma, lo scontorno, il limbo bianco, la trasparenza, la stratificazione. Le sagome ricavate dalle opere d’arte sono l’elemento stilistico che accomuna molte delle opere in mostra: forme chiuse – è il caso di Geografie umane e del video Pubblico Dominio – di persone in movimento fortemente delimitate da un confine perimetrale, nelle quali però transitano delle immagini, vibrano dei segni, che siano quelli dei tappeti consumati dall’azione quotidiana vissuta nella casa, o quelli che raccontano il desiderio di andare, muoversi, raggiungere nuovi lidi o territori impossibili (le immagini tratte da due film di Méliès e da un documentario inerente il sistema dei pianeti del 1925). L’escursione nella cultura visiva e letteraria come parte del processo di lavoro, diventa essa stessa un viaggio mediante il quale l’artista accorpa diversi momenti della storia dell’uomo, lontani nel tempo e nello spazio; in questo modo si sottolinea l’andamento ciclico della vita umana, fatta ora come allora di storie di viaggi salvifici, forzati, liberatori.
Collezione Paolo VI – arte contemporanea, Concesio (Bs)
Vai all’intervista: http://www.armidagandini.it/arte/?p=812